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Lettera di richiamo sul lavoro: cos’è e come gestirla

19/09/2023

La lettera di richiamo, o ammonimento scritto, è un procedimento disciplinare utilizzato dal datore di lavoro per richiamare l’attenzione del lavoratore che non ha rispettato alcune regole contrattuali, affinché quest’ultimo corregga immediatamente la propria condotta. E’ prevista dal contratto collettivo di lavoro, in cui sono disciplinate le sanzioni da applicare in caso di comportamento illecito. Queste misure sono, in ordine di gravità: Il richiamo verbale o scritto, la multa, la sospensione, il licenziamento. In sostanza, quindi, la lettera di richiamo è il provvedimento meno gravoso che si possa ricevere.

 

I MOTIVI DEL RICHIAMO
Si può ricevere una lettera di richiamo per molteplici motivi, come comportamenti tollerabili una volta, ma che se reiterati possono recare danno all’azienda. Ad esempio, tale provvedimento potrebbe essere utilizzando nel caso in cui:
Si arrivi ripetutamente in ritardo a lavoro
Per assenza ingiustificata, comunicata con ritardo o senza presentare il certificato medico
Si utilizzi per fini personali attrezzature di lavoro come pc o telefoni aziendali
Si abbiamo comportamenti socialmente pericolosi (come, ad esempio, presentarsi a lavoro in evidente stato d’ebrezza)

 

IN COSA CONSISTE LA LETTERA DI RICHIAMO
Pur rappresentando il provvedimento meno grave, lettera di richiamo va comunque considerata come una misura disciplinare. Viene redatta utilizzando un linguaggio formale, chiaro e oggettivo, che descrive i comportamenti esatti che hanno ne hanno motivato il ricorso. Pertanto, conterrà la richiesta di cambiamento dell’atteggiamento che viene contestato e l’informazione circa le eventuali conseguenze giuridiche. Le motivazioni devono essere dettagliate, chiare e precise, perché è fondamentale che il dipendente abbia tutti gli strumenti per capire le motivazioni del datore di lavoro. La lettera può essere recapitata al dipendente sia a mano che tramite raccomandata con ricevuta di ritorno.

 

LO SCOPO DELLA LETTERA DI RICHIAMO
Con questo provvedimento, il datore di lavoro intende dare al subordinato un avvertimento. Lo scopo principale è infatti quello di dare al dipendente l’opportunità di cambiare il comportamento ritenuto sbagliato. Il concetto alla base della lettera è quindi la riconciliazione, ovvero la volontà del datore di lavoro di mantenere un rapporto di fiducia col dipendente. Su scala progressiva, se il comportamento ritenuto errato viene riproposto o il dipendente assume altri comportamenti che non sono in linea con l’ambiente di lavoro, può essere imposta una multa pari a quattro ore di stipendio. Se il dipendente non dovesse rispettare nuovamente le regole, può essere sospesa sia la retribuzione che l’attività lavorativa, per un periodo massimo di dieci giorni. In ultima istanza si è passibili di trasferimento.

 

COME RISPONDERE A UNA LETTERA DI RICHIAMO
Il dipendente ha a disposizione 5 giorni di tempo per argomentare una risposta, scritta o a voce. I giorni per rispondere alla lettera di richiamo diventano 10 nel settore del credito cooperativo e 15 in quello delle Assicurazioni. La risposta deve essere fornita utilizzando un linguaggio educato e civile, senza mancare di onestà e serietà. Dalla risposta, il datore di lavoro dovrebbe avere la percezione di avere davanti un dipendente pronto a un confronto civile. Prima di rispondere è consigliabile documentarsi circa la normativa aziendale che disciplina il comportamento contestato. Infatti, se il proprio comportamento ha realmente violato il regolamento aziendale in modo oggettivo con fatti accertati, è bene ammettere le proprie colpe e scusarsi, dando motivazioni ed evidenziando le circostanze che hanno portato ad assumere quel preciso comportamento. Nel caso in cui si ritenga di aver ricevuto ingiustamente il richiamo, è corretto spiegare il proprio punto di vista in maniera precisa, dimostrando le proprie ragioni. Il datore di lavoro può dunque decidere di accettare le motivazioni del dipendente, se ritiene che il suo punto di vista sia meritevole, oppure, per gravi motivi, può procedere con un provvedimento disciplinare entro dieci giorni dalla risposta del dipendente. Se il dipendente non riceve risposta alcuna entro 10 giorni, può considerare la situazione risolta senza conseguenze. Il dipendente può anche decidere di non rispondere alla lettera di richiamo. In questo caso, rimanendo in silenzio, il lavoratore accetta implicitamente tutte le conseguenze che potrebbero derivarne.

 

LA “DURATA” DELLA LETTERA DI RICHIAMO
La lettera di richiamo decade dopo due anni. Trascorso questo periodo, una lettera di richiamo non può
essere più utilizzata come cumulativa di altre sanzioni inflitte successivamente. Lo statuto dei lavoratori
vieta infatti il cumulo delle infrazioni e delle sanzioni, ma non la valutazione complessiva del lavoratore, che
può essere fatta anche con riguardo a fatti avvenuti due anni prima. Se invece si ricevono due lettere di
richiamo nell’arco di due anni, si parla di recidiva. In questo caso, le due condotte che sommate possono
giustificare il licenziamento. Ai fini esemplificativi, il licenziamento è giustificato se, nel corso di un anno, si
ricevono 5 richiami per assenze o ritardi ingiustificati.

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